attestato kilimanjaroTutto è cominciato nel 1991 leggendo un articolo sul n. 67 di Jogging, dal titolo Corsa nella savana. Nella mia mente di maratoneta d’alte quote è cominciata a maturare l’idea di un’esperienza nuova: partecipare a una corsa di 150 km nella savana, ai piedi del Kilimangiaro, attraversando un territorio unico al mondo, definito dagli esperti Zoo della natura, con la possibilità di arricchire il mio bagaglio di esperienze ambientalistiche e di conoscenza dei parchi nazionali nel mondo; esperienze anche professionali, essendo responsabile tecnico dell’Ente Parco nazionale d’Abruzzo.
Il Safari sportivo del Kenia è una corsa aperta sia ai maratoneti che ai ciclisti in mountain bike. La distanza da coprire è rispettivamente di 137 e 255 km, divisi in sette tappe da percorrere in sei giorni.
La partenza chic; la loro aria intrepida, selvaggia, fantasiosa, è uno specchio della loro stessa natura, di un loro immanente ideale. Lo stile non ha nulla che sia d’accatto, non segue un’idea estranea di perfezione, ma nasce dal di dentro, è espressione della loro razza e della loro storia.
La corsa intanto andava avanti superando le iniziali incomprensioni, affratellandoci sempre di più, sostenendoci reciprocamente con i corridori in mountain bike, scambiandoci informazioni sui tempi di distacco tra inseguitori ed inseguiti, borracce d’acqua e qualche maledizione quando, passando in gruppo, ti lasciavano in una nube di polvere.
Durante la corsa, ci siamo accampati al Leopard Camp, un campeggio nel mezzo della savana, consumando un pasto dentro modeste capanne. Fuori, cinque-sei uomini armati pattugliavano l’area per proteggerci da possibili assalti notturni di leopardi ed altre fiere (tutto diventava così normale a mano a mano che passavano i giorni, adattamento o perdita del senso di pericolo?).
Un’altra volta ci siamo fermati al Safari Lodge, albergo a 5 stelle per turisti, ricco di ogni genere di comfort. Oltre al classico intrattenimento musicale, con ragazzi e ragazze locali in costume, gli organizzatori ci hanno proposto un spettacolo notturno suggestivo. Siamo stati accompagnati su un terrazzo dell’hotel, da dove potenti fari illuminavano a giorno il terreno circostante. Lì erano stati sistemati pezzi di carne per attirare gli animali e farli così ammirare dai turisti. La manguste si distinguevano per rapidità d’azione. Operavano autentici blitz: piombavano sul cibo e fulmineamente scomparivano nel buio. Poi si facevano vedere le iene, con il loro caratteristico ghigno, animali che nonostante l’accanita persecuzione resistono, vantando sicuramente, tra i grandi predatori africani, il maggior successo ecologico.
Dopo sei giorni di gara finalmente si arriva a Mombasa. In un attimo, tuffandoci nelle meravigliose acque pulite dell’Oceano Indiano, ammirando la barriera corallina e mangiando in ambienti eleganti e puliti, sembra di aver sognato tutto quello che si è provato nei giorni passati.
Ho corso in molte parti del mondo e la passione, per le ultramaratone e le avventure più impossibili mi porterà a visitare luoghi che ancora non conosco. Il Safari Sportivo del Kenia, però, rimarrà impresso a lungo nella mia memoria, per la durezza della corsa, ma anche per il suo immenso fascino. Parteciparvi significa anche ripercorrere antiche tracce alla scoperta di una natura intatta e immutata dall’alba dell’uomo, scoprire la savana con i suoi pochi cambiamenti in quattro milioni di anni, dove nel passato come nel presente le forze della natura creano e selezionano maratoneti, erbivori e carnivori nell’infinita gara della vita e della morte.

Questo sito fa uso di cookies solo per raccogliere informazioni sull'utilizzo del sito stesso. Proseguendo nella navigazione si accetta l'uso dei cookies.